Sensi di colpa

“È tutta colpa mia”. 
“Ma John, tu hai fatto il possibile per salvarli”.

Questo scambio di battute l’avete già sentito da qualche parte; forse in un film d’azione venato di epica hollywoodiana o retorica patriottarda. In narrazioni di tal genere John è un personaggio quasi necessario: l’eroe divorato dal senso di colpa e in cerca di riscatto. Nella mente di John risuona l’eco di una situazione in cui avrebbe potuto fare di più, e questo ricordo lo spinge a combattere con rinnovata determinazione. Questa volta, potete scommetterci, ce la farà: salverà le persone in pericolo, preferibilmente l’intero genere umano, con qualche azione eclatante degna delle battute iperboliche sulle gesta di Chuck Norris.

Ecco alcuni sensi di colpa per i vostri eroi, cari scrittori. Fatene buon uso.

Wendy, la moglie di Jeff, è stata uccisa da un balordo e lui non era lì in quel momento. Non c’era perché Wendy si trovava a casa del balordo, suo amante segreto da 15 anni. Ma poco importa: Jeff si sente in colpa.

Sua nonna è stata uccisa da un serial killer gerontofilo e lui non ha potuto fare niente. In quel momento stava soccorrendo un’amica della donna colpita da ictus. Ma Will è pieno di rimorsi: non riesce a perdonarsi un suo antico difetto: “Sono un inetto – si ripete senza posa – non possiedo neppure il dono dell’ubiquità”.

James si trovava nell’auto finita contro un palo della luce. Alla guida c’era Clifford, il suo migliore amico, morto sul colpo. “Non ho fatto il possibile”, pensa James. “Nei due secondi intercorsi tra l’uscita di strada dell’auto e il tragico impatto avrei potuto slacciare la cintura di Clifford, scaraventarlo fuori, prendere il suo posto alla guida ed evitare l’albero”.

9 thoughts on “Sensi di colpa

  1. Zio Scriba scrive:

    eheh… adesso te lo faccio venire io un bel senso di colpa: neanche per il post del mio compleanno hai fatto capolino… :-))))

  2. danilo scrive:

    Zio, perdono!!! Arrivo 🙂

  3. Sonia Ognibene scrive:

    Meraviglioso… ho pensato subito a Cliffhanger: Sly che vede morire la fidanzata del suo migliore amico benché avesse fatto il possibile per salvarla. Epico, Danilo. Mi hai fatto iniziare bene la giornata (un po’ abbacchiatella).

  4. la Clarina scrive:

    Mi piace particolarmente James. Secondo me, dopo essersi roso per anni e avere imbracciato la via dell’alcolismo, ritrova in un bar il Professor O’Donnell, l’eccentrico docente di fisica dei quanti di cui, ai tempi dell’università, James e Clifford erano gli studenti preferiti…
    Ora, O’Donnell 1) è irlandese (così può avere un sacco di speech peculiarities che stanno sempre bene in un romanzo); 2) è lievemente alcolizzato a sua volta e accademicamente screditato; 3) però ha costruito la macchina del tempo in cantina.
    Quale occasione migliore?
    James convince il professore a lasciargli usare la macchina – dopo tutto, anche lui potrebbe avere la sua parte di sensi di colpa, visto che Clifford stava guidando come un pazzo per raggiungere le cascate del Niagara e impedire proprio a lui (il professore) di suicidarsi…
    E il professore non faceva nemmeno sul serio – come si evince dal fatto che è ancora vivo!
    Anyways, il professore, tra una sbornia triste e l’altra, accetta non solo di rispedire James ai due secondi fatali.
    Il primo tentativo è un disastro, e James si rende conto della futilità del suo gesto: se impiega i 2 secondi a slacciarsi la cintura di sicurezza, al massimo riesce ad ammazzarsi a sua volta…
    “Vishto, ragazzo mio?” filosofeggia il professore, aiutando un singhiozzante James a uscire dalla macchina del tempo. “Non è shtata colpa tua. Hic. Non c’è niente da fare contro il deshtino…”
    I due tornano al loro bar per tenere una tardiva veglia funebre di due uomini alla memoria del defunto Clifford.
    Forse James può vivere il resto della sua vita tranquillo e libero dai sensi di colpa, se non dalla tristezza…
    Ma mentre scruta le profondità ambrate del suo quarto bicchiere di scotch, James afferra qualcosa di quel che il professore va blaterando.
    “Due shecondi sono solo due shecondi. Fossero shtati di più… Ma non erano di più…”
    James batte il palmo aperto sul tavolo. Nei suoi occhi c’è una nuova luce: adesso sa che cosa fare.
    Si torna alla cantina di casa O’Donnel e ci si rimette all’opera. Quel che serve è unire al viaggio nel tempo una dilatazione temporale relativa. per James, i due secondi devono diventare un paio di minuti.
    “Due minuti? E come cashpita vuoi che ti dia due minuti, shtupido ragazzo? Al massimo un minuto e quarantasette!”
    E back goes James,certo del fatto suo. Un minuto e quarantasette! Non gli ci vorrà di più per salvare Clifford.
    James torna indietro e il professore traffica con la macchina; il professore traffica e James torna indietro.
    La macchina sbanda.
    Clifford perde il controllo.
    James si slaccia la cintura.
    James si sporge verso il guidatore e slaccia anche la sua cintura.
    “Maledizione, Jimmie! Che diavolo fai?” urla Clifford.
    James cerca di aprire la portiera.
    Ops… la portiera è bloccata.
    James armeggia freneticamente in cerca del tasto sblocca-porte…
    “Ancora dieci secondi, professore, anche solo cinque…” mormora James nel timercom (intercom temporale – orrido nome, ma il professore conta di trovarne uno migliore prima di brevettarlo insieme alla macchina…)
    “Cashpita, qui fuma tutto…” borbotta il professore. “Non c’è tempo, ragazzo…!”
    La portiera si apre e Clifford rotola fuori dall’auto, riportando fratture multiple, commozione cerebrale e tranciandosi la lingua con i denti – ma è vivo…
    “Missione comp…”
    BOOOOM!
    La macchina esplode, causando una terribile frattura spazio-temporale che scardina passato, presente, futuro, futuro anteriore e trapassato prossimo e distrugge il mondo come lo conosciamo.
    James (come tutti gli altri, del resto) è ormai puro spirito fluttuante nel caos temporale.
    “È colpa mia…” geme. “Avrei dovuto gettare Cliff fuori dal finestrino, non dalla portiera…”

  5. la Clarina scrive:

    *bows low from the waist* 🙂

  6. Laura scrive:

    Alla fine si scoprì che James soffriva di allucinazioni…e che aver fatto guidare Cliff, il suo amico immaginario, non era stata una buona idea.

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