Non sono stato io

Alibi che non convincono, perché si riferiscono a fatti che non possono essersi verificati. Per gialli alla portata di tutti. Perché a volte i lettori vogliono riuscire a scoprire il colpevole.

Quella sera fui redarguito da Gasparri per la mia incompetenza nel corso di una mostra dedicata all’espressionismo.

Mi trovavo in un bar. E c’era anche Fiorito. Qualcuno disse: “Offro io”. E lui: “No, grazie. Pago con i miei soldi”.

Stavo passeggiando su un marciapiede. E vidi la scena. Lapo Elkann era circondato. “Bastardi, non parcheggerò mai in doppia fila”, disse.

Non c’entro, lo giuro. Quel giorno mi trovavo da tutt’altra parte. Ero a Milano. Notai Nicole Minetti. Era in piena crisi di coscienza. Stava cercando di gettarsi nel contenitore della plastica.

Nella notte tra il 4 e il 5 novembre avvistai Elvis in una trattoria milanese.

Che domande! Mi trovavo alla festa di Halloween. C’era un uomo con un costume da vampiro. All’improvviso si tolse la maschera e rivelò la sua identità: Ignazio La Russa. Era così rassicurante. Ricordo bene che nessun bambino pianse.

Quel giorno constatai che la banca di quel tizio era davvero differente.

Sono il commercialista di un dirigente del PDL. Quel giorno cercavo di convincerlo a investire in qualche paradiso fiscale. Ma lui niente, era irremovibile. Gli sembrava una cosa scorretta.

3 thoughts on “Non sono stato io

  1. Carmine scrive:

    Trovo grandiosi questi alibi! Ma sei proprio sicuro che non sono credibili? Gli italiani se ne bevono di tutti i colori!

  2. danilo scrive:

    Grazie Carmine. Non hai tutti i torti 🙂

  3. viktor paciuko scrive:

    Ma poi l’imputato si avvale del difensore, che in certi casi gli indica, velatamente, la linea difensiva meno kamikaze:

    Quel giorno constatai che la banca di quel tizio era davvero differente.
    Non era buonista nei toni, quello del mutuo teneva la pistola sul tavolo.
    Dopo, il cassiere mi chiese se volevo contanti, coca o armi. E mi offrì l’opzione riciclaggio, gli ispiravo fiducia come suo cognato, un venditore di auto usate.

    Che domande! Mi trovavo alla festa di Halloween. C’era un uomo con un costume da vampiro. All’improvviso si tolse la maschera e rivelò la sua identità: Ignazio La Russa. Era così rassicurante. Ricordo bene che nessun bambino pianse.
    Mi porse il suo biglietto da visita. Dopo aver lasciato spontaneamente il parlamento era diventato insegnante di dizione al centro di cinematografia.

    Sono il commercialista di un dirigente del PDL. Quel giorno cercavo di convincerlo a investire in qualche paradiso fiscale. Ma lui niente, era irremovibile. Gli sembrava una cosa scorretta.
    Aveva già promesso di farlo con sua moglie, del PD, con cui si era sposato da poco, e che già aveva referenti affidabili nelle banche del partito dei lavoratori.

    Nella notte tra il 4 e il 5 novembre avvistai Elvis in una trattoria milanese.
    Stava discutendo con Michael Jackson a proposito di Lisa Marie Presley, che voleva rimettersi con lui. Capisco le obiezioni, ma c’è un video su youtube che mostra Michael saltare giù dalla barella che lo conduceva all’obitorio.

    Quella sera fui redarguito da Gasparri per la mia incompetenza nel corso di una mostra dedicata all’espressionismo.
    Secondo lui non mi esprimevo bene e che era inutile insistere sui quadri che non c’entravano col discorso che faceva.

    Mi trovavo in un bar. E c’era anche Fiorito. Qualcuno disse: “Offro io”. E lui: “No, grazie. Pago con i miei soldi”.
    L’interpretazione autentica è che lui intendeva che quel che era del partito era nella sua disponibilità di tesoriere, anche se un attimo prima dell’erario, ovvero del popolo italiano. Ma a voler precisare troppo poi sembra un alibi precostituito!

    Stavo passeggiando su un marciapiede. E vidi la scena. Lapo Elkann era circondato. “Bastardi, non parcheggerò mai in doppia fila”, disse.
    Poi sentii buona la prima!, e la troupe se ne andò col suo sosia.

    Non c’entro, lo giuro. Quel giorno mi trovavo da tutt’altra parte. Ero a Milano. Notai Nicole Minetti. Era in piena crisi di coscienza. Stava cercando di gettarsi nel contenitore della plastica.
    La dissuasi perché le dissi che le credevo. Tutto era iniziato per un equivoco, cioè quando era ancora igienista dentale, ed era silvio ad aprire la bocca durante le prestazioni.

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