A proposito di malvagità

Le azioni dei malvagi, nel migliore dei casi, sono un gran fastidio. Eppure, per attirare potenziali lettori, bisogna fare i conti con la crudeltà umana. Non chiedetemi il perché: non ho inventato io le leggi del mercato. Certo è che le vendite di molti romanzi sono inversamente proporzionali alla quantità di buoni sentimenti. Per dirla tutta, ho un’antica e radicata convinzione: le case editrici hanno compreso da tempo questo meccanismo e ora applicano formule matematiche, inventate da qualche esperto di marketing, per prevedere il successo di un libro, partendo da valori esoterici come il coefficiente di cattiveria o il tasso ponderato di sadismo.

RIFLESSIONE.
Perché i cattivi, come Hannibal Lecter e Jocker, sono affascinanti? Partiamo da un dato di fatto: questi personaggi, rispetto ai criminali descritti nelle cronache, hanno il pregio di essere immaginari. Le pagine dei libri e gli schermi tracciano confini invalicabili che li rendono inoffensivi. Non possono uccidere persone in carne e ossa. Al massimo, possono spaventarle. Corollario: persino i benpensanti possono amare i cattivi senza sentirsi in colpa, Freud permettendo.

LETTORI CATTIVI.
Stiamo ipotizzando, forse inconsciamente, lettori di buon cuore. Ma guardatevi intorno: siamo in Italia, un paese composto da moltitudini di furbi, omertosi e corrotti. Dunque è probabile che una buona fetta dei nostri connazionali sia schierata con le Forze del Male. Tale circostanza può condizionare uno scrittore alle prime armi, portandolo a ideare storie che parlano di furbetti del quartiere e altri criminali di bassa lega. Ma voi evitate questo grossolano errore di valutazione. Il gusto dei delinquenti nostrani non va assecondato: tanto costoro evitano i libri come la peste. Inventate piuttosto cattivi inverosimili o sopra le righe, per regalare ai lettori qualche momento di evasione dalla triste realtà che li circonda.

FACCIAMO IL PUNTO.
Questi ragionamenti mi stanno portando verso una direzione ben precisa. L’avete intuita, vero? Purtroppo dobbiamo armarci di pazienza e tornare sul tema degli assassini seriali. Ma almeno cerchiamo di non essere banali. Che ne dite di un mostro al femminile, per questa volta?

SANDRA.
A New York vive e lavora Sandra Jameson, 35 anni, gallerista e serial killer votata all’eliminazione della calvizie. Grazie al suo aspetto seducente, attira uomini pelati di ogni età nel suo appartamento, li convince a bere un intruglio alcolico a base di sonnifero e si diverte a tagliuzzarli con armi bianche. Alla fine elimina i resti con la complicità di un’efficiente e fedele donna delle pulizie. Come direbbe Fabio De Luigi, nella sua imitazione di Carlo Lucarelli: “Paura, eh?”.

DETTAGLI FREUDIANI.
Con una storia come questa, si va sul sicuro: il padre di Sandra era calvo.

PANICO.
In tre anni Sandra ha ucciso 154 persone senza lasciare indizi. New York è nel panico. Anche coloro che un tempo esibivano con orgoglio lucide calotte craniche, ora cercano di mimetizzarsi tra la folla con ridicole parrucche, e nelle ore tarde si aggirano con circospezione. Gli specialisti nel trapianto di capelli, intanto, fanno affari d’oro.

L’ISPETTORE.
La vita è piena di sorprese. Sandra si innamora del suo acerrimo nemico: Clarence Lippman, il capo delle forze di polizia di New York. Si sono conosciuti a un ricevimento. Ma la donna non sa che la folta chioma dell’uomo è il frutto di sapienti innesti chirurgici. Cosa succederà quando lo scoprirà?

INCIPIT.
“La calvizie è un problema, soprattutto a New York”.

APPENDICE DEL GIORNO DOPO.
Devo aggiungere due righe al post. Ho trovato, inserendo alcune parole chiave su Google, un divertente racconto su un assassino di persone calve. Qui il serial killer è un piccolo bottegaio, senza tratti di megalomania (non pretende di eliminare la calvizie dal mondo), schiavo di paure generate dalle televendite di Cesare Ragazzi. L’ispettore, dal canto suo, è un pittoresco intellettuale attento al significato delle parole. Il colpo di genio è l’indizio etimologico che porta l’investigazione su una falsa pista.
Per curiosità, ho cercato informazioni sul blog che ospita il racconto e ho scoperto che “Maria Strofa”, la firma a piè di post, è lo pseudonimo di un autore ricco di inventiva scomparso prematuramente: un blogger colto e fantasioso di nome Carlo Berselli. Cercate di leggere qualcosa di suo, con il soccorso di Google. Ne vale la pena.

SECONDA APPENDICE.
Mi è balzato in mente, ovviamente a tradimento, un gioco di parole (talmente scontato che sicuramente non sono il primo a proporlo): “Vi presento un mostro che non torce un capello alle sue vittime, perché uccide solo uomini completamente calvi”. Dopo molti tentennamenti, ho deciso di condividerlo con voi.

TERZA APPENDICE.
Su Google, come potete immaginare, ho trovato anche numerosi riferimenti all’assassinio di Calvi. Ma questa è un’altra storia.

4 thoughts on “A proposito di malvagità

  1. Della scrive:

    Ciao Danilo, ho letto il tuo post ieri (mi pare) ed oggi non so perché mi tornava in mente nei momenti più impensati, tipo durante le ripetizioni di greco (sigh!), col risultato che le mal celate risate hanno fatto dubitare l'allieva della mia sobrietà. Il colpo di grazia me l'ha dato l'incipit, come si dice dalle mie parti, mi stavo pestando dalle risate!
    Un saluto,
    Della

  2. Danilo scrive:

    Ciao, grazie Della!!! Sono veramente felice di averti divertito, soprattutto durante le ripetizioni di greco. Torna a trovarmi 🙂

  3. Mina scrive:

    Ciao Danilo,con questo blog ci hai fatto un regalone.Mi vedrai spesso.
    A presto.
    giorgia

  4. Danilo scrive:

    Grazie Giorgia!!! Allora ti aspetto 🙂
    A presto
    Danilo

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