Sesquipedalofobia

Non tutte le paure vanno ricondotte a nevrosi o disturbi della personalità. Le fobie vere e proprie sono governate dall’irrazionalità. Per intenderci, la paura di percorrere una strada buia in un quartiere di narcotrafficanti non è una fobia. È una manifestazione di buon senso.

UNA RICETTA INFALLIBILE.
Per prima cosa, immaginiamo un uomo che evita con cura una situazione ben precisa, frequente nella vita quotidiana delle persone sane di mente, a causa di una fobia. Poi, sadicamente, forziamolo ad affrontare proprio quella situazione. Questa ricetta di provata efficacia è un motivo ricorrente nella narrativa poliziesca: il vostro libro, applicando lo schema alla lettera, si scrive da solo.

CRITERI DI SCELTA.
Ma di cosa può aver paura il protagonista del vostro romanzo? Il campionario delle fobie, per vastità, è secondo soltanto a quello dei vizi. Non esiste, è bene dirlo, una fobia più interessante di altre. Tuttavia, dovendo scegliere, accordate la vostra preferenza alle paure più assurde.

8 SILLABE.
Ho consultato numerosi elenchi di fobie, trovandone alcune molto originali, a cominciare dalla paura delle parole lunghe, designata quasi per dispetto con un termine di 8 sillabe: sesquipedalofobia. Il disturbo è strettamente legato al timore di commettere errori mentre si parla in presenza d’altri, esasperato dalle parole particolarmente ostiche per via della loro lunghezza.

LOI.
Il commissario Fabio Loi, un uomo gravemente affetto da sesquipedalofobia, è alle prese con un caso difficile. Il misterioso attentatore che terrorizza Milano a suon di bombe ha spedito una delirante lettera di rivendicazione ai giornali. La missiva, per il commissario, è come un incubo beffardo sotto forma di carta e inchiostro. Il bombarolo ha scelto una parola terrificante per identificarsi. Si è firmato “Precipitevolissimevolmente”.

INSIDIA MEDIATICA.
Riuscirà il nostro eroe ad affrontare le domande dei cronisti, spesso attratti dalle debolezze altrui, senza farsi annichilire dall’interminabile nome di battaglia del bombarolo?

LA PRIMA MOSSA DI LOI.
Il commissario, per lavorare con tranquillità senza essere travolto da attacchi di panico, ribattezza lo psicopatico con una sigla: PR.

UN COGNOME TEMIBILE.
Non c’è pace per il commissario Loi. Il più rinomato esperto in fatto di bombe ha un cognome a dir poco ingombrante: si chiama Quondamangelomaria (esiste veramente, controllate negli elenchi telefonici). Loi lo stima e sa che non si può fare a meno del suo aiuto, anche se quel dannato cognome gli fa venire i sudori freddi.

MISTERO.
Ma chi è il misterioso Precipitevolissimevolmente? La sua firma suona come un irridente avvertimento rivolto a Loi. Tutto fa pensare che l’attentatore sia una vecchia conoscenza del commissario in cerca di vendetta…

UNA BATTUTA DA INSERIRE.
“Al tre, signor commissario, dovrà pronunciare il mio nome per intero, senza sbagliare. Altrimenti qualcuno morirà”.

INCIPIT.
“Il commissario Loi ama sopra ogni cosa la brevità del suo cognome”.

4 thoughts on “Sesquipedalofobia

  1. Sonia Ognibene scrive:

    GENIALE…

  2. Danilo scrive:

    Sei davvero mitica, Sonia!!! Grazie mille!!

  3. Mimosa scrive:

    E che succede ? Mica mi puoi lasciare cosi’ sulle spine!
    Secondo me e’ rimasto traumatizzato da piccolo quando doveva cantare Supercalifragilistichespiralidoso…

    • danilo scrive:

      Ciao Mimosa!
      La tua teoria è plausibile.
      Sull’identità del bombarolo non voglio sbilanciarmi troppo, ma di sicuro si tratta di un uomo ossessionato dalla dizione perfetta, poco propenso ad accettare la fragilità altrui. Ogni errore di pronuncia, nella sua mente malata, diventa una mancanza di riguardo imperdonabile.
      Partendo dal tuo spunto, mi attira l’idea di un finale in cui diventa decisiva una citazione tratta da “Mary Poppins”. Insomma, immagino una riconciliazione tra Loi e i suoi incubi infantili. Ci devo pensare su… 🙂

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