Quelli che se ne vanno

Torna “traumi”, la rubrica dedicata ai motivi che possono spingere il serial killer del vostro prossimo libro a uccidere.

Il progresso scientifico renderà possibile la clonazione di Daniele Capezzone. Per questo uccide.

Non riesce a salvarli. Tanto vale farli affondare. Per questo uccide.

Non vogliono addossarsi le sue colpe. Per questo uccide.

“Mi spiace, l’assicurazione non copre questo tipo di incidente”. Per questo uccide.

Ammetterlo non è facile, ma i proverbi ogni tanto ci prendono.
Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.
Se ne vanno quelli a cui va di traverso la birra quando compare Maria De Filippi in TV; quelli che interpretano la presenza di spazio libero in doppia fila come “assenza di parcheggi” e non come invito a posizionare proprio lì l’automobile; quelli che ammettono di essere del posto quando vengono interpellati per un’indicazione stradale; quelli che faticano a trovare la circostanza adatta a sorrisi di circostanza; i soggetti contagiati da una strana malattia, guardata con sospetto da molti loro simili, che li porta a confessare pubblicamente di non avere nessuna fretta.
I migliori se ne vanno.
Gli altri restano.
Per questo uccide.

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