Il piromane

INCIPIT.
In quel negozio c’erano i migliori fiammiferi della città. “Puoi usarli per bruciare qualsiasi cosa”, gli disse un fumatore di pipa. Olson gli credette. E non notò che la pipa di quell’uomo non produceva fumo, ma nuvole di vapore. Era elettronica.

LA TRAGEDIA.
Giovanni Olson, figlio di Bretta e Peter, nasce a Stoccolma in autunno. Suo padre è noto per questa dichiarazione, resa davanti a testimoni attendibili: “Bretta vuole chiamare nostro figlio come l’idraulico italiano che viene a ripararci i rubinetti. Sono d’accordo. Questa coincidenza non desta in me alcun sospetto”. Peter è famoso anche come autore di un feroce omicidio: due proiettili nei cuore di un idraulico, guarda caso italiano.

INFANZIA.
Torniamo a Giovanni. L’arresto del padre sconvolge la sua mente. All’età di sei anni è colpito da un singolare disturbo psichico: la fobia per le giornate calde. Ma non se ne accorge nessuno perché il bambino vive in Svezia. Durante l’adolescenza si fa notare per l’inettitudine sportiva. Per fortuna può contare su compagni di classe molto tolleranti. Non lo prendono in giro: si limitano a picchiarlo silenziosamente. Ma Giovanni non sembra turbato da questa circostanza. Poi diventa un piromane.

IL PIANO.
Olson comincia a bruciare cose di scarso valore, come i vestiti dei coetanei e alcune risme di CV provenienti dall’Italia, trovate nel magazzino di una multinazionale. Ma il suo scopo è un altro: vuole dar fuoco agli armadi che contengono sogni nei cassetti.

EPILOGO.
Un’amara constatazione attende il nostro eroe quando sembra giunto il momento di passare all’azione. Certi armadi sono costruiti con materiali sintetici che non prendono fuoco. Giovanni, costretto ad affrontare i suoi fallimenti, diventa un complottista nemico dei rettiliani. Alla fine riesce a bruciarsi il cervello. Meglio di niente.

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