Quelli che se ne vanno

Torna “traumi”, la rubrica dedicata ai motivi che possono spingere il serial killer del vostro prossimo libro a uccidere.

Il progresso scientifico renderà possibile la clonazione di Daniele Capezzone. Per questo uccide.

Non riesce a salvarli. Tanto vale farli affondare. Per questo uccide.

Non vogliono addossarsi le sue colpe. Per questo uccide.

“Mi spiace, l’assicurazione non copre questo tipo di incidente”. Per questo uccide.

Ammetterlo non è facile, ma i proverbi ogni tanto ci prendono.
Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.
Se ne vanno quelli a cui va di traverso la birra quando compare Maria De Filippi in TV; quelli che interpretano la presenza di spazio libero in doppia fila come “assenza di parcheggi” e non come invito a posizionare proprio lì l’automobile; quelli che ammettono di essere del posto quando vengono interpellati per un’indicazione stradale; quelli che faticano a trovare la circostanza adatta a sorrisi di circostanza; i soggetti contagiati da una strana malattia, guardata con sospetto da molti loro simili, che li porta a confessare pubblicamente di non avere nessuna fretta.
I migliori se ne vanno.
Gli altri restano.
Per questo uccide.

I ritardatari

5 ritardi che non saranno perdonati. Per storie destinate a finire tragicamente.

“Tre ore di ritardo? Ma non è possibile. Ah, forse ho capito. Posso spiegare tutto! La colpa è dell’orologio. Al suo interno ci sono minuscoli ingranaggi che misurano i pomeriggi con un’ostinata precisione. Mentre i secondi scorrono, le lancette si adeguano silenziosamente, senza un cenno di protesta, indifferenti alle nostre corse contro il tempo.” Furono queste le ultime parole di William, prima di essere licenziato.

Cercò di giustificarsi tirando in ballo gli alieni. Raccontò che un disco volante, con la sua scia iridescente, era comparso in cielo proprio mentre lui si stava recando all’appuntamento. “Devi credermi, Cindy. Ero in anticipo, ma è accaduto l’impensabile. L’astronave si è avvicinata alla mia auto e l’ha risucchiata con un potente raggio gravitazionale. Poi sono svenuto e mi sono risvegliato tre ore più tardi, seduto al posto di guida, con la mente avvolta nella nebbia e il vago ricordo di arcobaleni intrappolati in minuscole provette.” Fu schiaffeggiato selvaggiamente.

Al suo arrivo il convegno dedicato a democrazia e legalità era già cominciato da un pezzo. “Per fortuna ho trovato un parcheggio in seconda fila a due passi dalla sala conferenze”, raccontò agli altri partecipanti. Ma non la presero bene.

“Cosa ci fate già qui?”, disse ai suoi complici che lo attendevano da quattro ore. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo in un fosso.

“Scusate il ritardo. Sono Renzo Bossi”. E aggravò la sua posizione.

L’interrogatorio

Fatti che possono capitare in polizieschi surreali.

«Commissario, il passato si è nascosto benissimo. Non riusciamo a trovarlo».
«Cercate in Italia».

«Commissario, abbiamo l’ultimo sms della vittima: “Ha che ora ci vediamo?”»
«Cazzo, l’avrei uccisa anch’io».

«Parla, bastardo», disse il commissario soffiandogli il vapore della sigaretta elettronica in faccia. Ma stranamente l’indagato non parlò.

«Commissario, c’è Fabio Volo tra gli ostaggi».
«Dannazione, è un bel dilemma!»
«Già: salviamo gli ostaggi o la letteratura?»

«Commissario, nel giorno del delitto il sospettato ha trovato lavoro».
«Ma allora è evidente che non si trovava in Italia!»

Continuò a ridere anche quando gli mostrarono una vignetta di Giannelli. «Quell’uomo sta mentendo», pensò il commissario.

[L’Ideota, Twitter 2014]

Ventesimo secolo

Microtrame satiriche che fanno luce su alcuni episodi del passato.

Fabio Volo sviluppò un atteggiamento critico nei confronti della scuola quando non riuscì a terminare un tema per assenza di ghost writer.

A 30 anni Umberto Bossi stracciò una cartina geografica, colpevole di indicare terre emerse a nord della Lombardia.

Anni fa Matteo Renzi fu visto in una strada secondaria di Firenze, mentre faceva una cosa di sinistra. Si stava autocommiserando.

Maroni e Salvini raggiunsero una città. Sembrava un posto tranquillo. Ma in realtà c’erano inquietanti presenze: Maroni e Salvini.

Il concetto di implosione fu elaborato da alcuni neuroscienziati che videro l’encefalogramma di Gasparri.

Nicole Minetti ha raccolto una tradizione di famiglia. Alcuni suoi avi non sapevano fare un cazzo già negli anni Venti.

A scuola Sandro Bondi faceva già intuire il carisma del politico che sarebbe diventato. Tutti pensavano che fosse il bidello.

Un giorno Jovanotti ebbe un sussulto ma non poté dirlo a nessuno perché non riusciva a pronunciare la parola.

A 14 anni Mario Giordano era noto per essere il problema adolescenziale dei suoi compagni di classe.

L’avvento di Borghezio fu annunciato da alcuni inquietanti segni premonitori, come la terribile pestilenza del 1630.

[L’Ideota, Twitter 2014]